venerdì 30 dicembre 2011

giovedì 29 dicembre 2011

Storia Di Mr. DickInHands e Del Terrificante MonoCapezzolo








(Autore : VentSavage)

Erano passate parecchie settimane da quando il Sig Dickinhands era stato ricoverato con la massima urgenza per un abuso di onanismo. Aveva provato a farla finita, ma forse lassù qualcuno lo amava e cosi non fu.

Fu dimesso e tornò a casa. Aprì la porta, nella casa regnava odore di chiuso e la polvere galleggiava immobile nell'aria sospesa nella luce che filtrava tra le tende in uncinetto.

Le scostò, guardò giù e ... quei topi e quelle rane erano ancora li. Ora la battaglia si era trasformata in un orgia gigante di cosce di rane aperte con topi che le aprivano come satiri i dentini sporgenti al momento dell'eiaculazione. Gli parve di vedere un quadro di Bosch. E nel tremolìo della luce calda del mezzogiorno vide una figura che da lontano si avvicinava. Stropicciò gli occhi con forza, non ci vedeva bene, anzi era quasi cieco per colpa delle troppe seghe che si era tirato nei mesi passati pensando a "quella".

Guardò meglio e pensò balbettando: "Ho un allucinazione......un allucinazione allucinazione allucinazione.....ecco cosa ho."

Lì nella bolgia orgiastica di rane e topi avanzava una donna con due tette convergenti al centro e con un unico e roseo, enorme capezzolo.

Quella visione lo inquietò ma gli fece anche subito pensare alla tettarella in gomma scura da cui beveva l' ovomaltina da piccolo.

I topi smisero di pompare le rane, strapparono loro le cosce spalancate e corsero da chef Maxim dove lo chef pagò loro parecchie centinaia di euro per quella succulenta bontà.

Il signor Dickinhands, era sconvolto dalla visione.
Non si capacitava non capiva,quando senti un altoparlante chiamarlo.

Gli sembrò di vivere in un incubo: il suo nome che gracchiava nell'altoparlante. Si sedette, prese il telefono, chiamò il suo amico Sonny: gli chiese se aveva voglia di andare a trovarlo e di menarselo insieme vedendo chi resisteva di più e chi schizzava più lontano.

Sonny gli disse di sì, quel ragazzo non lo deludeva mai.

Si sputò nel palmo secco della mano e lo aspettò.

(Scritto da Ali.Wings)

Mr. DickInHands e Sonny
avevano fatto accomodare la nuda e catalettica femmina sulla poltrona davanti a loro, così avevano potuto prendere posto sul divano e segarsi assieme fissando quello strano fenomeno da baraccone così affascinante.
"Ma secondo te, come ce l'ha la fica?" chiese Sonny, con gli occhi da pesce.
"Glie l'ho guardata mentre arrivavi. Subito sembra normale, ma se guardi bene attorno al buco c'ha due clitoridi, uno sopra e uno sotto, vicino al culo." rispose Mr. DickInHands che con una mano si segava lentamente mentre con l'altra gesticolava lentamente per chiarificare la spiegazione.
"Sai,” disse Sonny dopo una lunga e pensierosa pausa, “non mi dispiacerebbe guardargliela."
"Effettivamente....." annuì il padrone di casa, alzando le sopraciglia.
Si alzò, si avvicinò alla femmina mono-capezzolo e le aprì le gambe, appoggiandole i piedi sul tavolino di legno scheggiato davanti a lei.
Ricominciarono a segarsi, uno in fianco all'altro, ammirando questo spettacolo della natura : un capezzolo e 2 clitoridi.
Roba da matti.
Non sarebbe più capitata un'opportunità simile.
"Posso skizzarle sul capezzolo?" chiese Sonny.
"Non se ne parla. L'ho trovata io, casomai dovrei farlo io."
"Sì, ma te poi te la tieni qua e potrai farlo quando ti pare. Io invece no. E poi te potresti skizzarle il doppio clitoride. Mi pare una richiesta ragionevole la mia."
"Effettivamente.........”rispose l'altro, alzando le sopraciglia “............ma non dovevamo fare a chi skizza più lontano?" chiese Mr. DickInHands, cercando di deviare l'argomento.
"Sì, ma quello lo possiamo fare quando vogliamo. Sono troppo attratto da quel capezzolo gigante."
Mr. DickInHands pensò che avrebbe potuto tenersi in casa la “creatura” e fare quello che voleva, una volta che Sonny se ne fosse andato.
Quasi quasi, sì....gli pareva ragionevole.
“D'accordo. Ma fai attenzione a non imbrattarmi il cuscino di uncinetto della mia bis-nonna : è accompagnato con le tende.”
Sonny acconsentì.
Si alzò e si affiancò alla femmina. Posò un ginocchio accanto al suo fianco e prese la mira.
Mentre eiaculava gli uscì un grugnito e, meraviglia delle meraviglie, anche la femmina ebbe un sussulto.
Mr. DickInHands alzò le sopraciglia nella migliore delle tradizioni e il suo sguardo era stupito.
Quella femmina poteva godere.
“....hai sentito?” Chiese Sonny, altrettanto sorpreso e ancora ansimante.
“Certo, non sono mica sordo.”
Col cazzo in mano, Mr.DickInHands scavalcò il tavolino di legno scheggiato e si mise in ginocchio in mezzo alle gambe della donna-fenomeno, se lo menava a velocità della luce, che sembrava di vedere le Comiche : tutto rosso in viso, le sopraciglia aggrottate e lo sguardo fisso sui 2 clitoridi. Immaginava nella sua testa di poter penetrare quella strana fica e di riuscire a stimolarle il clitoride sottostante con lo sbattimento delle palle e di ravanare a mano quello superiore.......una vena a forma di Y si disegnò sulla sua fronte rubiconda nel cerebrale tentativo di far godere quella femmina più di quanto non avesse fatto l'amico Sonny.
Di seghe se ne era fatte fino al ricovero, quindi la sua mano viaggiava strettamente collegata al cervello........ma ora era differente : voleva far godere quell'Essere, non voleva godere solo per se stesso.
Altro che “a chi la skizza più lontano” o “a chi resiste di più”......bambinate! Questa sì che era una sfida del cazzo!!
Sentì salirgli la sborra direttamente dai lombi gonfi come mongolfiere....percorrere tutta l'asta, bollente come latte di vacca, denso come budino alla vaniglia e sboccare direttamente in vari e mirati fiotti da AK47 sul clitoride superiore della Femmina Monocapezzolo. L'immagine del suo sperma che colava dal clito superiore, al buco della fica, in mezzo alle piccole labbra, fino a sciogliersi sopra al clito inferiore per poi andare a perdersi in mezzo alle chiappe, lo fece esultare in un “Ah!!!!” diaframmatico e gutturale che per poco non rischiò di nascondere il gemito labiale della Donna.
Fu un gemito tipo : “Bahhh......”...con tanto di occhi strabuzzati per aria.
“A-HA!!!!!!!” strillò Mr. DickInHands, vittorioso, alzando il pugno, allargando la bocca e alzando le sopraciglia (andando così a stropicciare ridicolamente la vena a forma di Y sulla sua fronte).
La vittoria era sua.
Era fuori da ogni possibile dubbio.
Sonny era rimasto inebetito da cotal prestazione, per la precisione millimetrica dell'eiaculazione del compare nonché per la reazione della Femmina.
Scosse la testa e ammise la vittoria dell'amico, con tanto di sopraciglia corrucciate.
Sonny si abbottonò i pantaloni e sconsolato si avviò alla porta d'ingresso.
Con un sorriso a 104 denti, Mr. DickInHands lo accompagnò : “ Ero parecchio ispirato stasera, per non parlare poi di tutto l'esercizio e l'esperienza che ho accumulato in questi ultimi tempi.....” lo disse fissando un punto nel vuoto, in piedi, congedando Sonny con il portone aperto, con i pantaloni alle ginocchia e col lombrico penzolante in mezzo alle gambe.
Chiuse la porta alle sue spalle.
Si avviò verso il soggiorno.
Stette per un tempo indefinito seduto sul divano di fronte alla Femmina Monocapezzolo, sorseggiando un whisky scadente che gli rilassava i muscoli e quasi gli ridava la vista.
Ad un tratto si ricordò che era la vigilia di Natale.
Recuperò dal polveroso e ragnatelato sottotetto una fila di lucine multicolor per l'albero di Natale (che aveva gettato nel fiume 2 anni prima).
Lo avvolse attorno a MC2C ( MonoCapezzola2Clitoridi, così decise di battezzarla) in modo che avvolgesse le 2 tette convergenti e passasse anche attorno alle gambe per illuminarle la patonza. Accese la presa alla spina di una ciabatta e........FIAT LUX!!!!
Che meraviglia.
MC2C brillava nel buio della stanza e Mr. DickInHands si addormentò col bicchiere di whisky in mano guardando lo sperma suo e del compare che si seccava, assolutamente ignaro del fatto che nelle fogne cittadine le uova delle rane stuprate si stessero schiudendo, dando vita ad una novella generazione di esseri geneticamente ambigui : i topi avevano fecondato quelle uova.


( Colonna sonora suggerita direttamente da Mr. VentSavage :D )






giovedì 15 dicembre 2011

Tutto è cambiato

MirrorBall

 …..fuori sta piovendo.....le gocce sul lucernario......si sente ovunque che tutto è cambiato......

…..me ne accorgo camminando semplicemente per la strada ; prima ogni passo era fatica, come trascinare una carcassa fiacca e ingrigita dagli eventi. Ora camminare è diverso : seguo sempre il ritmo del mio organo cardiaco, ma è un battito vigoroso e il mio cuore è tornato al suo posto, quando prima si trovava acido nello stomaco o tremante nella pancia o stretto nel collo o costretto nella testa.
Ora il cuore è lì dove dovrebbe sempre stare, perché ognuno lo dovrebbe avere lì, al sito designato dalla natura per ogni essere.





…...me ne accorgo tornando sui miei passi, su percorsi già percorsi innumerevoli volte e sento, percepisco le differenze. Non stagioni, non tempi....bensì modi. I muri di pietra non sono più pareti invalicabili, perché dentro di me non mi pongo più il problema. Penso che sia solo una questione di prospettive. Le salite ripide e sterrate non sono più fatiche incognite, ma diventano serpenti di pietre bianche lì per essere esplorati e il sudore che mi accompagna non è più fastidioso.







 

…..me ne accorgo riflettendo : i miei pensieri sono leggeri e si susseguono logicamente o illogicamente con un sacco di aria in mezzo. Come se respirassero, come se fossero ossigenati dalla tua esistenza in qualche angolo della Terra. Un tempo li ricordo contorti a formare matasse aggrovigliate di sterpi senza vita. Ora sono liberi in ariose praterie di verde nuovo.

…..me ne accorgo immaginando la tua pelle che scende sulla mia. Vorrei riuscire a spiegarlo a tutti il suono che produce, vorrei che tutti lo potessero capire e immaginare solo guardandomi in faccia. Invece lo tengo dentro di me, come il mio piccolo segreto. Ho questo scrigno, dentro, in cui ti conservo e curo il pensiero di te : lo scrigno è il mio corpo, da sempre custode di elementi immateriali. Ma tutto è cambiato, perché ora si vede fuori che dentro c'è qualcos'altro oltre a me stessa. Anzi, qualcun altro.

…..me ne accorgo osservando la luna : quando è piena sembra uno specchio.....mi ci rifletto dentro e mi guardo il viso...gli occhi sono differenti, sono allo stesso tempo consapevoli e abbandonati. Abbandonati a me stessa e a tutto il resto contemporaneamente. Sono più dolci...meno duri di prima. Erano due sassi neri e spigolosi, prima. Ora sono due rotonde perle morbide e lucide.......





…...me ne accorgo sfiorandomi le labbra, con lo sguardo fisso nel vuoto fuori di me, proiettata interamente in quel bacio. Quel bacio che ha suggellato la nostra alleanza e il nostro legame, che mi ha fatto sentire sulle labbra che il tuo corpo è caldo come il mio. Quel semplice gesto che ci ha permesso di guardarci dentro, l'uno in fondo all'altro, con gli occhi delle labbra. Un bacio che si prolunga nei ricordi, giorno dopo giorno, quando prima era solo un ricercare qualcuno che ci completasse.

Non più.

Ci siamo baciati  ed è  come se l'avessimo inventato noi.

E tutto è violento e vitale, danzante e caotico e l'energia arriva da sola, quando prima era necessario arrotolarsi le maniche fino ai gomiti e scavare nel letame per cercare un respiro di vita breve che si esauriva immediatamente.

Ora no.

Ora non più.

Ora tutto è cambiato.

sabato 19 novembre 2011

Rimembranze




Sai.....c'è la nebbia, fuori.
Un nebbione da paura.
Che mi piace l'inverno lo sai bene.
Sto aspettando la neve.
Quando arriverà, festeggerò piangendo e sorridendo.
La guarderò scendere dalla mia finestra cittadina, in questo posto distante che sai benissimo dov'è.
Tutte le mattine guardo le montagne.
Qui vicino sono già leggermente imbiancate.
Mi è sempre piaciuto guardare le montagne.
Sia dalla mia finestra, sia dalla casa in montagna dei miei.
Ogni mattina metto il piumino e la sciarpa.
Fra un po' comincerò anche a mettere il berretto di lana.
Plauto è sempre contento, quando andiamo a passeggiare.
Col sole e con la nebbia è sempre felice.
Ogni mattina, sotto le coperte penso a tante cose, prima di svegliarmi del tutto.
Lascio scorrere i pensieri liberamente.
Penso a tutto ciò che è stato e a tutto ciò che poteva essere e alla fine mi salgono alla mente dei versi :


Sul muro grafito
che adombra i sedili rari
l'arco del cielo appare
finito.
Chi si ricorda più del fuoco ch'arse
impetuoso
nelle vene del mondo; in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse.
Rivedrò domani le banchine
se la muraglia e l'usata strada
nel futuro che s'apre le mattine
sono ancorate come barche in rada.


Ti dicevo che per me era una visione pessimistica...il fuoco ch'arse......vuol dire che è morto....è spento........nulla più brucia......nulla più brilla.....nulla più scalda.......
E tu mi rispondevi che il finale è splendido : ogni mattina può essere un nuovo viaggio, una barca ancorata che aspetta solo te......se lo vuoi.....se hai il coraggio.........
Ma la barca il giorno dopo è scomparsa.
Anche se avessi avuto il coraggio di partire, ormai non c'era più.
Ma magari non era la mia barca.
Magari non era lì ad aspettare me.
Guardo le albe innevate.
Attendo la neve.
Qui.
Come ogni anno.
Quest'anno avrà sfumature differenti.
Tutto scorre.....................ovunque................


Diamanti e Carbone 

venerdì 18 novembre 2011

Mi sbottono.......







1^ Parte
Autrice Spuffy6

......la camicetta e la appoggio al bordo del letto...
slaccio il reggiseno e, facendo scivolare le spalline lungo le braccia, lo lascio cadere a terra...
infilo una mano sotto la gonna e mi sfilo il perizoma di pizzo nero, che cade a terra poco distante dal reggiseno...
Sto per sfilarmi anche la gonna, ma aspetto, cambio idea... trovo più eccitante lasciare un indumento addosso, e credo lo penseresti anche tu...

Posiziono la macchina fotografica sul tavolo, l'obiettivo puntato verso il letto...

Aziono l'autoscatto... 10 secondi...
mi inginocchio a quattro zampe sul letto...
10...
9...
appoggio i gomiti davanti a me...
8...
inarco il bacino...
7...
6...
appoggio la testa sul letto, fra i gomiti...
5...
4...
attendo, mentre sento una strana eccitazione salire...
3...
2...
1...
la luce del flash si diffonde nella stanza...scattata.

Mi alzo e la guardo, mi piace... mi eccita pensare a quando la vedrai, a quando penserai che l'ho fatta per te... e a quanta voglia avrai di strapparmi coi denti quella sottile gonna nera che ho tenuto addosso...

L'eccitazione continua a crescere, mentre me ne scatto altre...

Adesso ancora più di prima apro le gambe, inarco il bacino, alzo il cul0 davanti all'obiettivo, immaginando di farlo davanti a te...

Ti immagino dietro di me a guardarmi, a osservare voglioso il mio spacco bagnato, desiderando farmi tua...

Immagino le tue mani a tenermi ferma la testa, a tirarmi i capelli mentre mi riempi con colpi decisi... immagino la tua lingua sul collo e sulla schiena, le tue mani a lasciare segni sul mio corpo... e mentre l'eccitazione sale ancora, altri flash mi avvolgono...

E quando non resisto più inizio ad accarezzarmi, a toccarmi... sempre più velocemente... l'ultimo flash mi coglie con le dita dentro di me, a darmi piacere, pensandoti...


E alla fine prendo la macchina fotografica e trasferisco le foto sul mio computer...
Rimarranno lì fino a quando non deciderò di mandartele, fra qualche giorno...

E saranno solo per te.....



2^ Parte
Autrice AliWings


" E alla fine prendo la macchina fotografica e trasferisco le foto sul mio computer.
Apro il file con l'ansia di scorgere in quegli scatti la "me stessa" che immagino eccitata e con gli occhi socchiusi....esattamente come vorrei che tu mi vedessi......fantastico sulle mie pose vampose e leggermente eccessive finché il pc carica il tutto. L'orgasmo appena provato mi fa scendere in una dolce tranquillità, in una bolla di stasi rilassata con la testa appoggiata sulla mano a guardare nel vuoto.
Ecco.
Caricate.
Apro il file.
Allora : mh.
La prima è meglio eliminarla....si vede che è la prima che ho fatto...non sono particolarmente sciolta.
Le 3 successive : me le guardo bene, nei minimi dettagli....uff....andrebbero anche bene, ma cakkio.....sembrano le mammelle di una mucca....mh. Teniamole da parte, va'...non si sa mai.....
Altro gruppo.
Mannòòòòò!!!!! Porca Miseria! Spunta fuori il rotolino della pancia.....!!! Uff....sarebbe bastato che mi spostassi leggermente più a sinistra....grr.
Elimina.
Le 4 che seguono le cancello in un botto : non so come, ma sembra che la gonna nera abbia una macchia bianca giusto sul fianco....dannato flash!
Sto cominciando a preoccuparmi.
Le 5 successive le guardo con gli occhi sbarrati dal disgusto : altro che occhi socchiusi per il piacere.....qui sembra che io mi sia appena fatta di eroina pura.
Fantastico.
Che genio.
Fuck.
Porcawacca.....sto arrivando in fondo...possibile che non ce ne sia una, dico UNA di decente??
Eccola!

Questa è bella!
....ho il piede in modalità "vanga"....ma vabbé....vuoi che lui stia lì a guardare proprio il piede con tutto quel ben di Dio?
Altro gruppo.
Ecco...ti pareva.....qui l'espressione è più sexy.....ma ovviamente ho gli occhi rossi. Sembro un alieno. Un'aliena sexy, ma sempre inumana.
Giuro : la prossima volta pago un cazzo di fotografo.
Arrivo alle ultime.
Quelle più.....esplicite.
Effettivamente non sono male.
Sì vede bene....tutto quanto.....e niente rotoli pendenti.
Ok.
Allora facciamo una cernita.
Ne abbiamo una con le mammelle da mucca......una col piede a "vanga" e una decente ma completamente esplicita.
Io volevo che fosse un crescendo, mica sbattergli subito la passera davanti.
Dannazione.
E 2 ore son volate.
Minkia....è un lavoraccio......
Magari stasera riprovo per qualche scatto intermedio......ma poi si vede che son state fatte in 2 momenti diversi della giornata.....uff.
Potrei riprovare a rifarle tutte stasera.....ma mi dispiace cestinare queste qui che son decenti.
Magari riprovo domani.
Ma se domani non sono così ispirata?

.........

Shift + seleziona + delete.

..........'fanculo.

-.-'"






giovedì 10 novembre 2011

Rock'n'Roll Suicide






Ti accendi una sigaretta.
La affili prima di metterla in bocca.
Socchiudi gli occhi alla luce dell'accendino.
E' un sacco di anni che non ti vedo.
Potresti essere diventato chiunque nel frattempo.
Perché tu abbia suonato il mio campanello proprio non lo so.
- Sono stanco - mi dici.
Aspiri la prima boccata stancamente : - Stanco di tutto.-
Io taccio.
Si capisce che hai bisogno di buttare fuori.
E allora taccio.
Inizi il tuo breve monologo.
- Va tutto a rotoli. Nulla.....nulla si salva.-
Lo dici giocando con lo stelo della sigaretta e fissando le piastrelle della mia cucina.
- Lei e' cosi'. Io sono cosi'. Due vie marittime impraticabili.
La professione e' vacillante.
Cos'altro potrei mai fare nella vita?
Il mondo sta dando di matto.
Non lo capisco.
Non lo comprendo.
Non lo riesco a compenetrare.
Nulla mi da soddisfazione.
Nulla mi fa pensare che domani potrebbe essere migliore.
La stanchezza mi attanaglia le viscere. E' fisica. E' mentale.
E' dappertutto.
Davanti e dietro.
Sopra e sotto.
Non riesco piu' a combatterla.
Non ho piu' forza.
Non ho piu' strategie.
Non ho piu' trucchetti né trabocchetti per fregarla.
La ragnatela mi ha intrappolato.
Sono un topo con una zampa imprigionata in una fottuta trappola.
Ricercavo solo un pezzetto di formaggio. Mica tanto. Mica troppo.
Sono l'ultimo elefante sulla faccia della terra.
Cacciato da un bracconiere invisibile che vuole le mie zanne per farne dei gioiellucci da vendere al mercatino dei turisti qualunque.
Non so che fare. Non so che pensare.
Non ho voglia.
Non ho voglia di niente.-


La sigaretta si e' consumata.
Un rigo arcuato di cenere penzola dalle tue dita macchiate di nicotina.





E' insostenibile.
E' schifoso.
E' intollerabile.
Con delicatezza predo il mozzicone dalle tue dita. La cenere capitola a terra e si sparge sul pavimento. Lo uccido definitivamente nel posacenere.
Non so cosa ti aspetti da me.
Che ti consoli?
Che ti dica che fuori c'e' il sole?
C'e' la nebbia fuori, Tesoro. E c'e' buio pesto.
Di sole neanche l'ombra.
Ma sai?
- Non sei solo -
No, non sei solo.
E quindi?
E quindi ti tolgo i capelli dalla faccia.
Ti guardo.
Osservo le tracce di quello che eri tu in quello che sei ora.
E penso che sia un peccato.
Un fottutissimo peccato.
Mi alzo e mi inginocchio davanti a te.
Ti sbottono i jeans, li abbasso assieme ai boxer.
Tu non capisci, ma non opponi resistenza.
Bravo.
Ti prendo il cazzo in bocca e ci metto tutta la mia goduria per fartelo rizzare.
Lo sento crescere ed indurirsi tra le mie labbra, i tuoi respiri confusi e stupiti arrivano alle mie orecchie.
Ti lecco e ti succhio con soddisfazione e con le mani che ti carezzano i polpacci e le cosce.
Come se fosse l'ultimo pompino del mondo.
Ti guardo e quello che vedo è la tua testa appoggiata al muro ed il tuo sguardo fisso ancora nel vuoto. Ma un vuoto diverso ora.
Una volta riempito di saliva filante il tuo cazzo, quella che si può trovare solo nei recessi della gola, mi alzo e mi sfilo i jeans. L'elastico delle mutandine schiocca attorno alle mie cosce finché le sfilo.
Monto sopra alle tue gambe.
Impugno la tua verga e ti voglio incazzato.
Non succube degli eventi. Non sottomesso alla vita.
Ti faccio entrare dentro di me.
Ti prendo per i capelli e ti costringo a guardarmi negli occhi.
- Guardami. Guardami e scopami. Non lasciarti scopare. SCOPAMI!! -
A mano a mano che io mi muovo, sento sotto di me che qualcosa si muove.....sono le tue anche. Le tue anche cominciano a dialogare con le mie.
Ti bacio ora. Ti bacio, ti scopo, mi scopi.
Scopi me.
Scopi quello che ti manca.
Scopi quello che vuoi e che non hai.
Scopi quello che sei e quello che non sei e quello che vorresti essere.
Scopi e tiri fuori i denti.
Mi alzi e mi sbatti sul tavolo della cucina.
Vuoi partecipare attivamente.
Mi squarti e spingi. Sudi e grugnisci e ringhi come un animale.
Questo sei.
Questo devi essere.
Un animale che bilanci l'ignobile essere depresso che sei diventato.
Due estremi fanno un equilibrio.
E allora forza!
- Scopami! Fottimi! Fammi sentire! Niente testa, ora! -
.e tu mi ascolti e ti lasci incitare come un toro alla vista del sangue denso......mi apri e urli.......disumano e incazzato piacere......
Ti prendo per i capelli e ti guardo nelle palle degli occhi : - Guai a te se mi vieni dentro. Non voglio il tuo schifo di depressione! -
Con l'espressione sconvolta esci dal mio fradiciume e ti masturbi forsennatamente. Giusto in tempo mi scanso. Il tuo sperma sulla tavola.
Lo guardiamo entrambi. Lo guardiamo e lo sentiamo uscire assieme ai tuoi gemiti di lussuria rabbiosa. Fiotti densi e copiosi e bianchi, sul tavolo di wengé scuro e legnoso e venoso.



Scende la quiete.
Il respiro si calma.
L'energia si placa.
Scivola la mia mano sulla tua schiena come se scivolasse sulla schiena di un amico che ha appena vomitato bile verde.
Scivola come una carezza, come se dicesse : “ E' finita....”
Rimetto mutandine e jeans.
Ti accasci addosso al frigo.
Con la mano raccolgo il tuo sperma sulla tavola e lo faccio colare sull'altra mia mano a conchiglia, sotto l'orlo del tavolo.
Raccolgo tutto.
Vado al lavandino, apro l'acqua e lo faccio scomparire nel tubo di scarico.
Sciacquo le mani.
Le asciugo.
Ti guardo.
Ti alzi i jeans assieme ai boxer.
Sei smunto.
Ti do la giacca.
Ti accompagno alla porta.
- Sei sempre stato un essere umano meraviglioso. Vedi di continuare ad esserlo. Un pezzo di negatività l'abbiamo buttato nello scarico. Tira fuori quello che rimane delle tue palle.
...non farti più vedere.......e buona fortuna.-

...ad entrambi.



martedì 11 ottobre 2011

Polpastrelli

 Two Rocks and a Cup of Water - Massive Attack






Voglio tutta la delicatezza di cui sei capace.

Come un nastro di seta che mi scivola da sotto al seno....su....lento....fino a collo....e tutto intorno, dietro alla nuca...senza fermarsi, in un loop infinito di stoffa leggiadra, giu' sul fianco e a legarsi attorno alla vita....

Come un filo d'erba da campo, di quelli che si aprono in spighe ocra setose che vibrano all'aria....a sfiorare le mie labbra asciutte ma gonfie...sentirla sfiorarmi il padiglione auricolare ed il lobo, da dietro...infilarsi negli interstizi tra un dito e l'altro delle mie mani, a solleticarne il palmo roseo e maculato e caldo di desiderio.....

Come un batuffolo di ovatta soffice leggermente intinto nell'olio....a sorvolare delicatamente le mie palpebre chiuse, lasciandole lucide.....attorno ai capezzoli rigidi, rendendoli scivolosi e luccicanti....accarezzandomi lembi di pelle scoperta lasciando scie unte sulla pelle liscia e opaca, nella penombra di questa stanza chiusa.....

Come lisce sfere di perla che mi entrano tra una vertebra e l'altra accendendo scariche elettriche a diramarsi come rami lungo tutta la schiena....che rotolano sulla fuga delle mie natiche chiuse, dall'inizio alla fine dei miei lombi candidi.....

Come fili d'argento a solleticare la pelle delle mie braccia resa ruvida dai brividi inconsulti, il ventre rotondo che si ritrae involontariamente e la gambe nude che si spiegano per godere delle carezze.....

….in questi e mille altri modi i tuoi polpastrelli mi regalano eccitazione ed apertura e sorriso e respiro caldo addosso al tuo viso......ma soprattutto questa delicatezza mi regala una cosa meravigliosa : il desiderio di donarti me stessa.....

domenica 4 settembre 2011

A volte......

Dico : - Vado a portare giù Bau, prima che cominci a diluviare...-
In realtà penso : Spero che inizi a diluviare davvero proprio ora, così me la prendo tutta....
Giù per la discesa.
Bau zampetta felice, come al solito.
Guardo il cielo, speranzosa.
E' grigio. Non uniforme. Nuvoloso. Nuvole grigio chiaro e scuro.



Sento la prima goccia sul braccio.
Gioisco.
Trepidante mi infilo nel parco.
Senza sole le piante assumono una sfumatura di verde più azzurrognola che adoro.
C'è ancora odore di caldo.
La cappa è soffocante.
La maglietta di garza mi si appiccica addosso.
Aspetto la pioggia ma non arriva.
Qualche goccia.
E' come un uomo stanco che ti accarezza il clytoride prima di cadere nel sonno : io sono eccitatissima...ho voglia di un temporale orgasmico...lui invece mi accarezza stancamente con qualche goccia sottile fino a smettere e ad addormentarsi....lasciandoti fremente ed insoddisfatta.
Penso ad altro.
Mi infilo sotto ai noccioli.
Mi inginocchio per terra e raccolgo le nocciole.




Brulicano insetti.
Anche loro sembrano stanchi.
Una zanzara mi fa il filo.
- No, Tesoro, non sono proprio in vena, ora.....- e la caccio via....
Il sacchettino è pieno.
Mi piace portare a casa le nocciole oppure le noci o i fichi.
Bau mi guarda. Cerca di intuire che giro facciamo oggi.
Oggi giro corto.
Volto l'angolo, mi viene dietro ubbidiente.
Cammino.
Su per la salita.
Non ho portato gli occhiali da sole.
Ultimamente non li metto più, né col sole né col brutto tempo.
Ho voglia di sentire l'aria negli occhi.
Sento il corpo caldo.
Nel senso che sento proprio che emano calore, come fossi una stufa.
Ho proprio bisogno di pioggia.
Tanta pioggia.
La salita si fa più ripida e poi diviene piana.
La pioggia arriva.
Più di prima.
L'uomo si è risvegliato : mi accarezza il sesso bagnato, un po' più vigorosamente di prima con delle gocce sottili ma numerose.
E' ancora insufficiente, ma meglio di prima.
Mi rassegno.
Niente orgasmo oggi. Niente temporale.
Mi godo l'erotismo di queste prime gocce autunnali sulle braccia scoperte come polvere di diamanti sulla mia pelle.
Nelle orecchie :


- A volte la pioggia cade fitta e non ci bagna, il vento soffia forte e non ci asciuga, il sole non lo vedi, ma sai che c'è...........-



martedì 23 agosto 2011

Tempo e Punte

Mi raggomitolerei.....in posizione fetale....stretta stretta....in un auto abbraccio.....nel tuo abbraccio......con la testa affondata completamente nel tuo petto....roba da non respirare....roba da soffocare.....in un auto abbraccio dentro al tuo abbraccio.....con le tue braccia che stringono come una morsa.....con le tue mani che mi stritolano la carne.....voglio piangere.....voglio farlo da sola e in silenzio......voglio che tu non mi senta....ma voglio che tu mi ascolti......faccio piano.....quasi in silenzio.....strizzo gli occhi e trattengo il respiro.....tu stringi, intanto, per favore....stringi perché sento le punte dentro allo stomaco.....le punte dell'irrazionale mi forano gli organi interni...magari se mi stringi si fermano....magari se mi ascolti si dimezzano.....cerco di respirare ma non voglio, non entra, non esce.....l'aria.....l'aria come dimensione materiale del tempo....il tempo che divora gli attimi.....il tempo che mangia tutto.....il tempo che non lascia che ricordi sbiaditi come briciole x terra......il tempo str0nz0 che cancella i momenti.....il tempo che trasforma tutto in passato....come aria.....trasparente ma esistente....cullami, ti prego.....cullami.....piano piano.....lentamente.....non ho la forza di farlo io come al solito.....fallo tu per me......muovimi.....avanti e indietro....in una nénia monotona....dimmi piano che andrà tutto bene......avvicina le tue labbra al mio orecchio e sussurrami con la tua voce che tutto andrà bene....in qualsiasi modo possa andare, andrà bene.....fammi sentire il tuo cuore che batte lento.......fammi sentire il tuo respiro......continua a stringermi.....lasciami piangere senza nessun motivo......ascoltami, sicuro che tra un po' tutto passerà......lo so che passerà.....voglio che anche tu lo sappia.....voglio che mi fai sentire che lo sai.......cullami e accarezzami......
..e magari passerà più in fretta.........



lunedì 25 luglio 2011

La Fonte Di Salmace



La vide con la coda dell'occhio....snella e sfuggente....tra gli alberi del bosco del monte Ida.....il colore della terra chiara del suo corpo, le orecchie diritte ed appuntite, gli occhi vivaci, la muscolatura soda.....
Irrazionalmente tasto' sulla schiena l'arco e le frecce. Furtivamente le ando' dietro.
Segui' le sue tracce e si nascose dietro ad un cespuglio verde ed odoroso di biancospino.
La cerva brucava.
Ermafrodito si preparo' alla caccia.

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Si sentiva un delicato scrosciare d'acqua che si intrecciava alla lievissima brezza secca e bollente che soffiava pigramente tra i rami.
Ermafrodito era certo che l'animale sarebbe andato ad abbeverarsi.

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Salmace proteggeva quella fonte.
La abbelliva, era la sua casa. Curava con amore i Fiori di Loto che nascevano e si moltiplicavano.
Piccoli insetti svolazzavano pigramente nell'aria ferma.
La ranocchia immobile, in uno scatto furtivo, apriva la bocca e la sua lingua catturava le sue piccole prede.
Le farfalle caleidoscopiche attendevano il tramonto per concludere il proprio ciclo vitale.
Le cicale frinivano ininterrottamente, mentre la beccaccia riposava nel folto del bosco in attesa dell'imbrunire.
In alto una poiana planava alla ricerca di un roditore, mentre uno scoiattolo temporeggiava attento su di un ramo.

Salmace, nuda e lattea, indugiava nel lago formato dalla fonte, poggiando lascivamente il capo ad una roccia.
I capelli corvini algheggiavano nell'acqua, una gerbera rossa incastrata tra le ciocche. I seni candidi e galleggianti parean due isole sporgenti, le areole umide, i capezzoli rosa chiaro rilassati e sonnecchianti come i suoi pensieri.
Nessuna fu la sorpresa nei suoi occhi quando scorse tra i rami in fianco a lei le fattezze di una cerva.
Lentamente uscì dall'acqua per permetterle di abbeverarsi. Conosceva la timidezza di quegli animali.
Un drappo viola leggero si appiccico' alla sua carne bagnata, evidenziando le forme tornite del ventre morbido e dei fianchi rotondi.
Si accuccio' su di un sasso dietro alla roccia. Asciugava le sue membra ascoltando l'animale lappare.

 

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Ermafrodito penso' di dover cogliere l'attimo : la cerva si era fermata ad abbeverarsi ad una fonte.
Dietro ai cespugli faceva attenzione anche al suo respiro, ché non fosse troppo rumoroso. Aveva il diaframma teso. La muscolatura come una corda di lira. Rivoli di sudore gli scendevano dalle tempie dorate, infiltrandosi tra i peli della barba nocciola e solleticandogli acidulamente le gote. I peli del petto si erano incollati alla pelle come la sua veste umida. Nella mano sinistra l'arco, talmente stretto che le nocche si eran fatte bianche. La destra poggiata sul terreno boschivo.
La visuale era libera. Due dita fecero scivolare una freccia fuori dalla faretra poggiata sulla larga schiena.
La inforco'.
L'occhio sinistro si chiuse, il destro miro' al collo. Era come se sentisse la giugulare dell'animale pulsare ritmicamente.
Ermafrodito era in tensione perfetta, teso era anche l'arco.

Improvvisamente una libellula verdeazzurra per poco non si schianto' nel suo unico occhio aperto : si fermò a pochi centimetri, rimanendo ferma e sospesa. Svolazzò indietro di poco....per poi svanire.
Ermafrodito perse l'equilibrio. La mano si appoggio' pesantemente sul terreno.

La cerva drizzo' il collo. Le orecchie a punta virarono alla ricerca della sorgente del rumore. I tondi occhi dolci e scuri, furono istintivamente attenti ed impauriti.
Uno scatto.
Un salto.
Fu di nuovo persa nel folto del bosco.

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..la mano si appoggiò pesantemente sul terreno....

Salmace udi' quel rumore di rametti scricchiolanti.
Alzo' il capo.
Lo sguardo interrogativo.
I tondi occhi scuri e dolci, attenti.
Le mani lentamente raccolsero i lembi della stoffa bagnata e la legarono attorno ad una spalla.
Si inginocchio' sull'erba umida e si sporse leggermente oltre la roccia.
Quello che vide la ipnotizzo'.
Le labbra coralline semi aperte erano umide.
Le pupille incantate.

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Ermafrodito era colmo di rabbia e delusione.
Si alzo'.
La gola era riarsa.
Il suo sudore attirava nuvole di insetti.
La lingua impastata per la concentrazione sfumata.
L'acido dell'adrenalina riempiva il suo stomaco.
Si diresse verso la fonte.

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Era la piu' meravigliosa creatura che le fosse capitato di vedere.
Le carni eran sode e ricoperte di peluria morbida e chiara.
Il sudore faceva scintillare la sua pelle dorata.
I suoi occhi parean delusi : le braccia cadevano lungo i fianchi, una freccia da una parte, un arco di ottima fattura dall'altra. Le spalle leggermente curve.
Lei comprese.
La sua preda era fuggita.
Nel suo ventre sali' immediato il desiderio di trasformarsi lei stessa nella sua preda, di fuggire fintamente atterrita dalle sue grandi e nodose mani di cacciatore, di essere catturata dalle sue possenti braccia e poi rilasciata....solo per poter nuovamente ricominciare il gioco dell'inseguimento.
Gli occhi le si erano socchiusi in due sensuali fessure, mentre si lasciava andare a questi pensieri e mentre lui, inginocchiato presso la fonte (la SUA fonte), si abbeverava e si rinfrescava il collo.
Lo sguardo di Salmace si fece cacciatore e preda allo stesso tempo e decise di palesarsi.

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Almeno l'acqua gli donava quel refrigerio e quella soddisfazione che la caccia sfumata gli aveva tolto.
Un pensiero si insinuo' nella sua mente : si sentiva osservato.
Alzo' il capo.
Dietro alla roccia da cui sgorgava la fonte, c'era una magnifica creatura che lo fissava.
In ginocchio sull'erba, visibile solo a meta', una mano candida appoggiata alla roccia scura, all'altezza dei seni, le labbra socchiuse e lucide.
Gli occhi da cerva.
Ermafrodito si alzo'. A passi lenti, come se lei fosse davvero una cerva intimidita, le si avvicino'.
L'arco e le frecce eran rimaste a terra.
Quando si trovo' al di lei cospetto, la guardò come fosse un'immagine dell'altro mondo. La spalle erano curve verso di lei, stavolta in segno di desiderio, non di delusione. Una mano bagnata si accosto' al suo viso senza peraltro toccarlo. Un miraggio.
La pelle di pesca bianca risaltava in mezzo alla verzura e accanto alla roccia vulcanica, il drappo viola si spiegava attorno al suo morbido corpo, setoso. Le dita delle sue manine apparivano leggere come petali di narciso. Era in ginocchio davanti a lui e lo guardava con ammirazione, un filo di vergogna ed un sospiro di desiderio.

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L'aria era ferma.

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Salmace avvicino' il suo viso alla mano protesa di lui e qui accoccolo' la sua guancia con un lieve sorriso d'estasi e gli occhi chiusi. Il contatto della pelle del suo viso con il palmo caldo di lui le provoco' un evidente fremito di piacere.
Era preda del piacere che lui le dava.
Lo voleva.

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Il contatto del suo palmo carezzato dalla pelle liscia e fresca di lei, gli provoco' un evidente fremito di piacere.
Un profondo languore s'impadroni' delle sue viscere.
Il suo membro s'irrigidiva mentre la sua bocca si riempiva di saliva.
S'inginocchio' davanti a lei e le circondo' il viso con le mani.
Gli occhi di Salmace, appena aperti, erano ebbri, adoranti.
Scese sul collo candido, sulle spalle rotonde e asciutte e lisce come un'albicocca.
Lei profumava di Loto.
Lui se ne riempi' le narici.
I lunghi capelli disegnavano arabeschi di pece sulla pelle bianca.
Senti' le dita a fuso fresche sul suo viso caldo di fatica ed eccitazione.

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E le loro labbra si unirono come due frutti copulanti.

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Salmace percepiva il desiderio lascivo di aprirsi a lui.
Questo desiderio proveniva da regioni remote, era un luogo rosso, caldo e pieno di vapore, gonfio e gocciolante.
Si libero' dalle mani di lui, si sdraio' sul manto erboso, scosto' il drappo viola asciutto e si mostro' in tutto il suo fulgore abbagliante.

Era consapevole di se stessa.
Era consapevole della sua capacità di annebbiare gli animi maschili, ma con lui voleva essere quanto più fulgida possibile.
Lo voleva.
Le sue armi erano esposte alla luce del sole.
La preda si era trasformate in cacciatrice.
La preda era sempre stata cacciatrice.

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Ermafrodito era crollato in uno stato di semi coscienza.
Era illuminato dall'immagine di quel meraviglioso corpo.
Con le mani tasto' le cosce soffici di lei, mentre il ventre inizio' a danzare lentamente.
La mente di Ermafrodito era completamente assoggettata da quella creatura : i suoi respiri, le sue movenze lente e rotonde cullavano il suo desiderio. Le labbra carnose e coralline e gli occhi neri lo attiravano nel loro assordante richiamo selvatico.
Appoggiò una mano sul frutto succoso di lei : si apriva e si chiudeva sotto la leggera pressione del suo palmo caldo.
Con l'altra mano scosto' la sua veste di cacciatore e ne usciì la sua dritta lancia.
La sua arma era esposta.
Il suo animo era quasi del tutto predato.

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Salmace DESIDERAVA.
Desiderava sentire il suo maschio turgore dentro le sue carni.
Con sensuale decisione afferro' l'eccitazione di lui e lo fece affondare nei suoi meandri scivolosi .

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Scivolare dentro di lei fu come immergersi dentro ad un olio squisito.
Respiro fiorito e pelle fruttata, capezzoli marmorei e dita floreali....
Il suo viscido mollusco senza conchiglia...
Lei lo possedeva.
Completamente.

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Lo circondava.
Il suo delirio di possesso si andava consumando.
Mai nella sua vita di giovine ed immortale ninfa aveva desiderato tanto un uomo.
Ma doveva fargli raggiungere gli apici più alti del piacere, solo allora lui sarebbe stato definitivamente perduto e lei avrebbe potuto godere della sua perdizione.

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La natura intorno a loro gemeva e si schiudeva. L'energia sprigionata da quel piacere era labirintica : ogni strada un piacere differente, un abbandonarsi in modi sconosciuti e variopinti.
L'incanto era in atto.
La magia si stava consumando.

...si stava consumando....

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Tre parole fuoriuscirono dalle labbra di lui intrecciate ai sospiri ed ai gemiti :
  • "Chi sei tu?"

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A quella domanda, Salmace sorrise godendo e portando indietro la nuca, galleggiante nel vuoto del piacere :
  • "Sono la Ninfa Salmace....abbeverati alla mia fonte, Figlio degli Dei!"

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Un brivido scosse Ermafrodito.
Uscì' dal fiore carnivoro di lei :
  • "Lontana da me, o Femmina dal sangue freddo!!! La tua sete non è la mia!"




Conosceva le Ninfe.
Era stato allevato da loro.
Conosceva il loro “amore”.
Era Dominio e Possesso.
Lui non lo voleva.
Comprese in quel momento le spire in cui era scivolato, in cui si era lasciato precipitare.
Ricordo' chiaramente gli sguardi perduti di tutti quegli uomini e Dèi che aveva visto sprofondare nel baratro con i magici e carnosi artifizi delle sue levatrici.
Tutti si eran perduti.
Finti cacciatori di finte prede.

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Salmace non capiva.
Perché si era allontanato?
Perché l'aveva ripudiata?
Per quale motivo sentiva che il suo potere su di lui aveva esaurito il suo effetto?
Sì, era la Ninfa Salmace, protettrice di quell'incantevole fonte.
Come si permetteva di rifiutare le sue grazie?

Spinta da una furia animale, paleso' la sua vera natura di cacciatrice assalendolo come una preda ferita.
Il manto viola sbieco si strappo' tra i rami mentre si sedeva sopra di lui, infilzandosi con il suo membro ancora meccanicamente rigido.
Prese ciò che era giusto.
Cio'che le spettava.
Gonfia di disperato potere.

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Si sentì prevaricare.
La fiera selvaggia era finalmente uscita.
Conosceva quello sguardo da cacciatrice.
Lei lo conteneva muovendosi selvaggiamente, lo cavalcava rabbiosa, le sue viscere si chiudevano sul suo membro risucchiandolo.
Non voleva essere un suo possedimento.
Le affondo' le dita nei fianchi e la scosto' con forza.
Lei cadde rovinosamente a terra ferita nel fianco dagli sterpi e nell'animo dal rifiuto categorico.

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La maschera di dolore di Salmace si trasformo' .
In ginocchio, sanguinante dal corpo e dall'animo urlo' :
  • "Niente ci costringerà a separarci, ascoltatemi, o Dèi!!!"
Trasfigurata dalla disperazione, le vene del collo gonfie di sangue nero pulsante, le lacrime amare e salate che le rigavano il viso sporco di terra.

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Una calma ultraterrena scese dal cielo.
Ermafrodito senti' il corpo cominciare a sciogliersi e le membra liquefarsi, mentre il suo membro restava rigido nella sua ignorante perdizione.
Salmace gli si avvicino' : le sue braccia minute sprofondarono in quelle massicce di lui, sostituendole.
Il petto villoso si trasformò in quello latteo e prosperoso di lei
Gli occhi di entrambi iniziarono a vedere le stesse cose, le narici ad odorare la medesima aria muschiosa del bosco.
Le gambe muscolose mantennero la loro abbondanza di potenza liberandosi però dalle vistose villosità mascoline.

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L'energia ultraterrena era intervenuta ascoltando la preghiera di una sua creatura.
Uniti per sempre.
In un unico essere.
Entrambi avevano dato tutto ciò che avevano.

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La voce di Ermafrodito si levo' echeggiando per i boschi :
  • "...e chiedo, si', lo chiedo, che tutti coloro che toccheranno questa fonte, subiscano lo stesso mio destino!!!"
Lo urlo' con le lacrime sgorganti, le sue, che sgorgavano dagli occhi neri dell'oscurità del lago di Salmace.

Il destino era compiuto.
La preghiera di entrambi gli amanti era esaudita.






Il sole tramontava.
La farfalla si librava in volo prima di morire.
La cerva brucava. Lontano.
Le cicale frinivano.
La beccaccia usciva dal suo nido.
La poiana aveva individuato la sua preda.
Lo scoiattolo si ritrovò schiacciato nel becco aquilino della poiana che volava verso il suo nido, finalmente soddisfatta.