lunedì 25 luglio 2011

La Fonte Di Salmace



La vide con la coda dell'occhio....snella e sfuggente....tra gli alberi del bosco del monte Ida.....il colore della terra chiara del suo corpo, le orecchie diritte ed appuntite, gli occhi vivaci, la muscolatura soda.....
Irrazionalmente tasto' sulla schiena l'arco e le frecce. Furtivamente le ando' dietro.
Segui' le sue tracce e si nascose dietro ad un cespuglio verde ed odoroso di biancospino.
La cerva brucava.
Ermafrodito si preparo' alla caccia.

-.-.-.-.-.-.-

Si sentiva un delicato scrosciare d'acqua che si intrecciava alla lievissima brezza secca e bollente che soffiava pigramente tra i rami.
Ermafrodito era certo che l'animale sarebbe andato ad abbeverarsi.

-.-.-.-.-.-.-

Salmace proteggeva quella fonte.
La abbelliva, era la sua casa. Curava con amore i Fiori di Loto che nascevano e si moltiplicavano.
Piccoli insetti svolazzavano pigramente nell'aria ferma.
La ranocchia immobile, in uno scatto furtivo, apriva la bocca e la sua lingua catturava le sue piccole prede.
Le farfalle caleidoscopiche attendevano il tramonto per concludere il proprio ciclo vitale.
Le cicale frinivano ininterrottamente, mentre la beccaccia riposava nel folto del bosco in attesa dell'imbrunire.
In alto una poiana planava alla ricerca di un roditore, mentre uno scoiattolo temporeggiava attento su di un ramo.

Salmace, nuda e lattea, indugiava nel lago formato dalla fonte, poggiando lascivamente il capo ad una roccia.
I capelli corvini algheggiavano nell'acqua, una gerbera rossa incastrata tra le ciocche. I seni candidi e galleggianti parean due isole sporgenti, le areole umide, i capezzoli rosa chiaro rilassati e sonnecchianti come i suoi pensieri.
Nessuna fu la sorpresa nei suoi occhi quando scorse tra i rami in fianco a lei le fattezze di una cerva.
Lentamente uscì dall'acqua per permetterle di abbeverarsi. Conosceva la timidezza di quegli animali.
Un drappo viola leggero si appiccico' alla sua carne bagnata, evidenziando le forme tornite del ventre morbido e dei fianchi rotondi.
Si accuccio' su di un sasso dietro alla roccia. Asciugava le sue membra ascoltando l'animale lappare.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ermafrodito penso' di dover cogliere l'attimo : la cerva si era fermata ad abbeverarsi ad una fonte.
Dietro ai cespugli faceva attenzione anche al suo respiro, ché non fosse troppo rumoroso. Aveva il diaframma teso. La muscolatura come una corda di lira. Rivoli di sudore gli scendevano dalle tempie dorate, infiltrandosi tra i peli della barba nocciola e solleticandogli acidulamente le gote. I peli del petto si erano incollati alla pelle come la sua veste umida. Nella mano sinistra l'arco, talmente stretto che le nocche si eran fatte bianche. La destra poggiata sul terreno boschivo.
La visuale era libera. Due dita fecero scivolare una freccia fuori dalla faretra poggiata sulla larga schiena.
La inforco'.
L'occhio sinistro si chiuse, il destro miro' al collo. Era come se sentisse la giugulare dell'animale pulsare ritmicamente.
Ermafrodito era in tensione perfetta, teso era anche l'arco.

Improvvisamente una libellula verdeazzurra per poco non si schianto' nel suo unico occhio aperto : si fermò a pochi centimetri, rimanendo ferma e sospesa. Svolazzò indietro di poco....per poi svanire.
Ermafrodito perse l'equilibrio. La mano si appoggio' pesantemente sul terreno.

La cerva drizzo' il collo. Le orecchie a punta virarono alla ricerca della sorgente del rumore. I tondi occhi dolci e scuri, furono istintivamente attenti ed impauriti.
Uno scatto.
Un salto.
Fu di nuovo persa nel folto del bosco.

.-.-.-.-.-.-.-.-

..la mano si appoggiò pesantemente sul terreno....

Salmace udi' quel rumore di rametti scricchiolanti.
Alzo' il capo.
Lo sguardo interrogativo.
I tondi occhi scuri e dolci, attenti.
Le mani lentamente raccolsero i lembi della stoffa bagnata e la legarono attorno ad una spalla.
Si inginocchio' sull'erba umida e si sporse leggermente oltre la roccia.
Quello che vide la ipnotizzo'.
Le labbra coralline semi aperte erano umide.
Le pupille incantate.

-.-.-.-.-.-.-.-

Ermafrodito era colmo di rabbia e delusione.
Si alzo'.
La gola era riarsa.
Il suo sudore attirava nuvole di insetti.
La lingua impastata per la concentrazione sfumata.
L'acido dell'adrenalina riempiva il suo stomaco.
Si diresse verso la fonte.

-.-.-.-.-.- 




Era la piu' meravigliosa creatura che le fosse capitato di vedere.
Le carni eran sode e ricoperte di peluria morbida e chiara.
Il sudore faceva scintillare la sua pelle dorata.
I suoi occhi parean delusi : le braccia cadevano lungo i fianchi, una freccia da una parte, un arco di ottima fattura dall'altra. Le spalle leggermente curve.
Lei comprese.
La sua preda era fuggita.
Nel suo ventre sali' immediato il desiderio di trasformarsi lei stessa nella sua preda, di fuggire fintamente atterrita dalle sue grandi e nodose mani di cacciatore, di essere catturata dalle sue possenti braccia e poi rilasciata....solo per poter nuovamente ricominciare il gioco dell'inseguimento.
Gli occhi le si erano socchiusi in due sensuali fessure, mentre si lasciava andare a questi pensieri e mentre lui, inginocchiato presso la fonte (la SUA fonte), si abbeverava e si rinfrescava il collo.
Lo sguardo di Salmace si fece cacciatore e preda allo stesso tempo e decise di palesarsi.

-.-.-.-.-.-

Almeno l'acqua gli donava quel refrigerio e quella soddisfazione che la caccia sfumata gli aveva tolto.
Un pensiero si insinuo' nella sua mente : si sentiva osservato.
Alzo' il capo.
Dietro alla roccia da cui sgorgava la fonte, c'era una magnifica creatura che lo fissava.
In ginocchio sull'erba, visibile solo a meta', una mano candida appoggiata alla roccia scura, all'altezza dei seni, le labbra socchiuse e lucide.
Gli occhi da cerva.
Ermafrodito si alzo'. A passi lenti, come se lei fosse davvero una cerva intimidita, le si avvicino'.
L'arco e le frecce eran rimaste a terra.
Quando si trovo' al di lei cospetto, la guardò come fosse un'immagine dell'altro mondo. La spalle erano curve verso di lei, stavolta in segno di desiderio, non di delusione. Una mano bagnata si accosto' al suo viso senza peraltro toccarlo. Un miraggio.
La pelle di pesca bianca risaltava in mezzo alla verzura e accanto alla roccia vulcanica, il drappo viola si spiegava attorno al suo morbido corpo, setoso. Le dita delle sue manine apparivano leggere come petali di narciso. Era in ginocchio davanti a lui e lo guardava con ammirazione, un filo di vergogna ed un sospiro di desiderio.

-.-.-.-.-.-.-

L'aria era ferma.

-.-.-.-.-.-

Salmace avvicino' il suo viso alla mano protesa di lui e qui accoccolo' la sua guancia con un lieve sorriso d'estasi e gli occhi chiusi. Il contatto della pelle del suo viso con il palmo caldo di lui le provoco' un evidente fremito di piacere.
Era preda del piacere che lui le dava.
Lo voleva.

-.-.-.-.-.-.-




Il contatto del suo palmo carezzato dalla pelle liscia e fresca di lei, gli provoco' un evidente fremito di piacere.
Un profondo languore s'impadroni' delle sue viscere.
Il suo membro s'irrigidiva mentre la sua bocca si riempiva di saliva.
S'inginocchio' davanti a lei e le circondo' il viso con le mani.
Gli occhi di Salmace, appena aperti, erano ebbri, adoranti.
Scese sul collo candido, sulle spalle rotonde e asciutte e lisce come un'albicocca.
Lei profumava di Loto.
Lui se ne riempi' le narici.
I lunghi capelli disegnavano arabeschi di pece sulla pelle bianca.
Senti' le dita a fuso fresche sul suo viso caldo di fatica ed eccitazione.

-.-.-.-.-.-

E le loro labbra si unirono come due frutti copulanti.

-.-.-.-.-

Salmace percepiva il desiderio lascivo di aprirsi a lui.
Questo desiderio proveniva da regioni remote, era un luogo rosso, caldo e pieno di vapore, gonfio e gocciolante.
Si libero' dalle mani di lui, si sdraio' sul manto erboso, scosto' il drappo viola asciutto e si mostro' in tutto il suo fulgore abbagliante.

Era consapevole di se stessa.
Era consapevole della sua capacità di annebbiare gli animi maschili, ma con lui voleva essere quanto più fulgida possibile.
Lo voleva.
Le sue armi erano esposte alla luce del sole.
La preda si era trasformate in cacciatrice.
La preda era sempre stata cacciatrice.

-.-.-.-.-.-

Ermafrodito era crollato in uno stato di semi coscienza.
Era illuminato dall'immagine di quel meraviglioso corpo.
Con le mani tasto' le cosce soffici di lei, mentre il ventre inizio' a danzare lentamente.
La mente di Ermafrodito era completamente assoggettata da quella creatura : i suoi respiri, le sue movenze lente e rotonde cullavano il suo desiderio. Le labbra carnose e coralline e gli occhi neri lo attiravano nel loro assordante richiamo selvatico.
Appoggiò una mano sul frutto succoso di lei : si apriva e si chiudeva sotto la leggera pressione del suo palmo caldo.
Con l'altra mano scosto' la sua veste di cacciatore e ne usciì la sua dritta lancia.
La sua arma era esposta.
Il suo animo era quasi del tutto predato.

-.-.-.-.-.-




Salmace DESIDERAVA.
Desiderava sentire il suo maschio turgore dentro le sue carni.
Con sensuale decisione afferro' l'eccitazione di lui e lo fece affondare nei suoi meandri scivolosi .

-.-.-.-.-

Scivolare dentro di lei fu come immergersi dentro ad un olio squisito.
Respiro fiorito e pelle fruttata, capezzoli marmorei e dita floreali....
Il suo viscido mollusco senza conchiglia...
Lei lo possedeva.
Completamente.

-.-.-.-.-.-.-

Lo circondava.
Il suo delirio di possesso si andava consumando.
Mai nella sua vita di giovine ed immortale ninfa aveva desiderato tanto un uomo.
Ma doveva fargli raggiungere gli apici più alti del piacere, solo allora lui sarebbe stato definitivamente perduto e lei avrebbe potuto godere della sua perdizione.

-.-.-.-.-.-.-

La natura intorno a loro gemeva e si schiudeva. L'energia sprigionata da quel piacere era labirintica : ogni strada un piacere differente, un abbandonarsi in modi sconosciuti e variopinti.
L'incanto era in atto.
La magia si stava consumando.

...si stava consumando....

-.-.-.-.-.-

Tre parole fuoriuscirono dalle labbra di lui intrecciate ai sospiri ed ai gemiti :
  • "Chi sei tu?"

-.-.-.-.-.-

A quella domanda, Salmace sorrise godendo e portando indietro la nuca, galleggiante nel vuoto del piacere :
  • "Sono la Ninfa Salmace....abbeverati alla mia fonte, Figlio degli Dei!"

-.-.-.-.-.-

Un brivido scosse Ermafrodito.
Uscì' dal fiore carnivoro di lei :
  • "Lontana da me, o Femmina dal sangue freddo!!! La tua sete non è la mia!"




Conosceva le Ninfe.
Era stato allevato da loro.
Conosceva il loro “amore”.
Era Dominio e Possesso.
Lui non lo voleva.
Comprese in quel momento le spire in cui era scivolato, in cui si era lasciato precipitare.
Ricordo' chiaramente gli sguardi perduti di tutti quegli uomini e Dèi che aveva visto sprofondare nel baratro con i magici e carnosi artifizi delle sue levatrici.
Tutti si eran perduti.
Finti cacciatori di finte prede.

-.-.-.-.-.-

Salmace non capiva.
Perché si era allontanato?
Perché l'aveva ripudiata?
Per quale motivo sentiva che il suo potere su di lui aveva esaurito il suo effetto?
Sì, era la Ninfa Salmace, protettrice di quell'incantevole fonte.
Come si permetteva di rifiutare le sue grazie?

Spinta da una furia animale, paleso' la sua vera natura di cacciatrice assalendolo come una preda ferita.
Il manto viola sbieco si strappo' tra i rami mentre si sedeva sopra di lui, infilzandosi con il suo membro ancora meccanicamente rigido.
Prese ciò che era giusto.
Cio'che le spettava.
Gonfia di disperato potere.

-.-.-.-.-.-

Si sentì prevaricare.
La fiera selvaggia era finalmente uscita.
Conosceva quello sguardo da cacciatrice.
Lei lo conteneva muovendosi selvaggiamente, lo cavalcava rabbiosa, le sue viscere si chiudevano sul suo membro risucchiandolo.
Non voleva essere un suo possedimento.
Le affondo' le dita nei fianchi e la scosto' con forza.
Lei cadde rovinosamente a terra ferita nel fianco dagli sterpi e nell'animo dal rifiuto categorico.

-.-.-.-.-.-.-

La maschera di dolore di Salmace si trasformo' .
In ginocchio, sanguinante dal corpo e dall'animo urlo' :
  • "Niente ci costringerà a separarci, ascoltatemi, o Dèi!!!"
Trasfigurata dalla disperazione, le vene del collo gonfie di sangue nero pulsante, le lacrime amare e salate che le rigavano il viso sporco di terra.

-.-.-.-.-.-



Una calma ultraterrena scese dal cielo.
Ermafrodito senti' il corpo cominciare a sciogliersi e le membra liquefarsi, mentre il suo membro restava rigido nella sua ignorante perdizione.
Salmace gli si avvicino' : le sue braccia minute sprofondarono in quelle massicce di lui, sostituendole.
Il petto villoso si trasformò in quello latteo e prosperoso di lei
Gli occhi di entrambi iniziarono a vedere le stesse cose, le narici ad odorare la medesima aria muschiosa del bosco.
Le gambe muscolose mantennero la loro abbondanza di potenza liberandosi però dalle vistose villosità mascoline.

-.-.-.-.-.-.-

L'energia ultraterrena era intervenuta ascoltando la preghiera di una sua creatura.
Uniti per sempre.
In un unico essere.
Entrambi avevano dato tutto ciò che avevano.

-.-.-.-.-.-

La voce di Ermafrodito si levo' echeggiando per i boschi :
  • "...e chiedo, si', lo chiedo, che tutti coloro che toccheranno questa fonte, subiscano lo stesso mio destino!!!"
Lo urlo' con le lacrime sgorganti, le sue, che sgorgavano dagli occhi neri dell'oscurità del lago di Salmace.

Il destino era compiuto.
La preghiera di entrambi gli amanti era esaudita.






Il sole tramontava.
La farfalla si librava in volo prima di morire.
La cerva brucava. Lontano.
Le cicale frinivano.
La beccaccia usciva dal suo nido.
La poiana aveva individuato la sua preda.
Lo scoiattolo si ritrovò schiacciato nel becco aquilino della poiana che volava verso il suo nido, finalmente soddisfatta.



sabato 16 luglio 2011

Il Gioco Dell'Anello

ParadiseCircus












- Stenditi.
Mi dici.
- Dove?
- Qui...sulle mie gambe.
Penso.
Comprendo.
Mi stendo.
Piano.
Aspetto.
Sono distesa sulle tue gambe, trasversale.
Tu sei seduto, la schiena addossata alla testiera del lettone.
Le tue mani si piazzano sulle mie natiche.
Come a prendere possesso di un territorio.
Come per valutare.
Ho la testa appoggiata sulle mani, sul letto.
Chiudo gli occhi.
Attendo.
I tuoi palmi iniziano a stringersi sulla mia carne.
Impasti pelle e muscolo.
Con forza.
Immagino già i segni rossi sul mio bianco latteo e insufficiente di abbronzatura.
Impastando mi apri.
Ritmicamente.
Sento che comincio ad aprirmi.
Un trattamento tutto speciale e specifico” mi hai detto.
Mi gonfio di eccitazione.
Lo sai che mi piace.
Lo sai cosa mi piace.
So che mi stai guardando.
So che stai guardando il mio sedere.
So che la tua salivazione sta aumentando.
So che il tuo cazzo si sta gonfiando.

    - Tira su. Mi dici. Alzo il culo. Mi apri. Mungi il mio clito. Ti inondi le dita. Le immagino tutte lucide. Trasporti il mio latte fin sopra. Fin sopra. Il tuo polpastrello massaggia il mio buchino. Scendi Ti bagni di più entrandomi dentro al Fiore in Alta Marea. Un dito. Due dita. Trasporti ancora. Massaggi circolarmente il mio buco. Ti piacciono le sue pieghe. Il tuo movimento è a spirale. Dall'esterno.....all'interno....dove si sprofonda. Ma tu non sprofondi. Resti lì. A farmi morire di desiderio. Desiderio di sentirti penetrarmi.













Giochi.
Respiro.
Sospiro.
Sento l'urgenza di aprirmi.
Le gambe si spalancano per il desiderio.
In modo osceno.
Il tuo dito lavora il mio perineo.
Un solo dito fino al buco del Fiore.
Sciacquio .
Poi su di nuovo.
Fino all'apertura proibita.
Inizio a gemere.
I miei fianchi cominciano a dondolare.
Abbassi il tuo busto fino a toccarmi la natica con la bocca.
Me la baci....
.e ribaci.....
...ancora....
.e ancora......
...lecchi.....
..inizia la mia disperazione.....
...inizia la tua disperazione...
Impaziente mi penetri improvvisamente col dito.
Solo una falange.
Dentro.
E fuori.
Dentro.
E fuori.
Ritmico.
Costante.
BASTARDO.
Due falangi.
Ancora più bastardo.
Fuori e dentro.
Continui a bagnarti tra i petali lucidi della mia gonfia corolla.
All'ennesima volta il dito sprofonda.
Il mio anello è rilassato dal piacere intenso.
Indice e Medio.
E' il momento.
Punti.
Affondi.
Le prime falangi....
.seguite dal resto delle tue dita.
Il mio gemito è divenuto udibile in modo imbarazzante.
Alzo il culo sempre di più.
Le mie ànche dolgono.
Non m'interessa.
Avverto il piacere dello scivolìo attraverso l'anello.
Il mio pudore è deceduto.
La tua eccitazione preme sul mio fianco alto.
La tua eccitazione alta.
Sul mio fianco alto.
- Oddio.....
- Cosa aspetti......?
Dico tra un gemito e l'altro.
- Muoviti.......
Cerco ossigeno....
Ne trovo poco.....
Ansimo......
- Dimmelo!
Mi dici sottovoce.
..
- Dimmelo!!
Mi ordini più forte.
Temporeggio timidamente anche se con le gambe spalancate ed il cul0 per aria......
.....
...mugolo......
- DIMMELO!!!
Gemo.
- Sfondami.......
Non vuoi nemmeno che te lo ripeta ad alta voce.
Sei troppo eccitato.
Così tanto che ti fa male.
Con le mani unte di me mi scansi.
Ti aggrappi alla carne delle mie anche.
Le dita scivolano sulla mia pelle.
Lo punti.
La mia testa affonda nel letto.





Attendo il dolore.
Inizi a spingere.
Di più.
Sempre di più.
No.....niente dolore.....
.subito piacere immondo......
...immediato.....
...una penetrazione scivolosa e liscia.....
Affondi.
A fondo.
Fino in fondo.
Un grugnito ti esce soffocato.
Non te l'aspettavi di toccare subito il mio clyto con le palle.
La tua sorpresa ti trasforma in animale.
Mi sbatti.
Mi fotti.
Scivola.
Scivoli attraverso l'anello.
L'anello rugoso e fradicio.
Mi guardi godere.
Mi osservi contorcermi per il piacere.
Ti piace.
Mi piace.
.....
..
...mi
piace...
.............................................
..............................
.............
....
.