giovedì 10 novembre 2011

Rock'n'Roll Suicide






Ti accendi una sigaretta.
La affili prima di metterla in bocca.
Socchiudi gli occhi alla luce dell'accendino.
E' un sacco di anni che non ti vedo.
Potresti essere diventato chiunque nel frattempo.
Perché tu abbia suonato il mio campanello proprio non lo so.
- Sono stanco - mi dici.
Aspiri la prima boccata stancamente : - Stanco di tutto.-
Io taccio.
Si capisce che hai bisogno di buttare fuori.
E allora taccio.
Inizi il tuo breve monologo.
- Va tutto a rotoli. Nulla.....nulla si salva.-
Lo dici giocando con lo stelo della sigaretta e fissando le piastrelle della mia cucina.
- Lei e' cosi'. Io sono cosi'. Due vie marittime impraticabili.
La professione e' vacillante.
Cos'altro potrei mai fare nella vita?
Il mondo sta dando di matto.
Non lo capisco.
Non lo comprendo.
Non lo riesco a compenetrare.
Nulla mi da soddisfazione.
Nulla mi fa pensare che domani potrebbe essere migliore.
La stanchezza mi attanaglia le viscere. E' fisica. E' mentale.
E' dappertutto.
Davanti e dietro.
Sopra e sotto.
Non riesco piu' a combatterla.
Non ho piu' forza.
Non ho piu' strategie.
Non ho piu' trucchetti né trabocchetti per fregarla.
La ragnatela mi ha intrappolato.
Sono un topo con una zampa imprigionata in una fottuta trappola.
Ricercavo solo un pezzetto di formaggio. Mica tanto. Mica troppo.
Sono l'ultimo elefante sulla faccia della terra.
Cacciato da un bracconiere invisibile che vuole le mie zanne per farne dei gioiellucci da vendere al mercatino dei turisti qualunque.
Non so che fare. Non so che pensare.
Non ho voglia.
Non ho voglia di niente.-


La sigaretta si e' consumata.
Un rigo arcuato di cenere penzola dalle tue dita macchiate di nicotina.





E' insostenibile.
E' schifoso.
E' intollerabile.
Con delicatezza predo il mozzicone dalle tue dita. La cenere capitola a terra e si sparge sul pavimento. Lo uccido definitivamente nel posacenere.
Non so cosa ti aspetti da me.
Che ti consoli?
Che ti dica che fuori c'e' il sole?
C'e' la nebbia fuori, Tesoro. E c'e' buio pesto.
Di sole neanche l'ombra.
Ma sai?
- Non sei solo -
No, non sei solo.
E quindi?
E quindi ti tolgo i capelli dalla faccia.
Ti guardo.
Osservo le tracce di quello che eri tu in quello che sei ora.
E penso che sia un peccato.
Un fottutissimo peccato.
Mi alzo e mi inginocchio davanti a te.
Ti sbottono i jeans, li abbasso assieme ai boxer.
Tu non capisci, ma non opponi resistenza.
Bravo.
Ti prendo il cazzo in bocca e ci metto tutta la mia goduria per fartelo rizzare.
Lo sento crescere ed indurirsi tra le mie labbra, i tuoi respiri confusi e stupiti arrivano alle mie orecchie.
Ti lecco e ti succhio con soddisfazione e con le mani che ti carezzano i polpacci e le cosce.
Come se fosse l'ultimo pompino del mondo.
Ti guardo e quello che vedo è la tua testa appoggiata al muro ed il tuo sguardo fisso ancora nel vuoto. Ma un vuoto diverso ora.
Una volta riempito di saliva filante il tuo cazzo, quella che si può trovare solo nei recessi della gola, mi alzo e mi sfilo i jeans. L'elastico delle mutandine schiocca attorno alle mie cosce finché le sfilo.
Monto sopra alle tue gambe.
Impugno la tua verga e ti voglio incazzato.
Non succube degli eventi. Non sottomesso alla vita.
Ti faccio entrare dentro di me.
Ti prendo per i capelli e ti costringo a guardarmi negli occhi.
- Guardami. Guardami e scopami. Non lasciarti scopare. SCOPAMI!! -
A mano a mano che io mi muovo, sento sotto di me che qualcosa si muove.....sono le tue anche. Le tue anche cominciano a dialogare con le mie.
Ti bacio ora. Ti bacio, ti scopo, mi scopi.
Scopi me.
Scopi quello che ti manca.
Scopi quello che vuoi e che non hai.
Scopi quello che sei e quello che non sei e quello che vorresti essere.
Scopi e tiri fuori i denti.
Mi alzi e mi sbatti sul tavolo della cucina.
Vuoi partecipare attivamente.
Mi squarti e spingi. Sudi e grugnisci e ringhi come un animale.
Questo sei.
Questo devi essere.
Un animale che bilanci l'ignobile essere depresso che sei diventato.
Due estremi fanno un equilibrio.
E allora forza!
- Scopami! Fottimi! Fammi sentire! Niente testa, ora! -
.e tu mi ascolti e ti lasci incitare come un toro alla vista del sangue denso......mi apri e urli.......disumano e incazzato piacere......
Ti prendo per i capelli e ti guardo nelle palle degli occhi : - Guai a te se mi vieni dentro. Non voglio il tuo schifo di depressione! -
Con l'espressione sconvolta esci dal mio fradiciume e ti masturbi forsennatamente. Giusto in tempo mi scanso. Il tuo sperma sulla tavola.
Lo guardiamo entrambi. Lo guardiamo e lo sentiamo uscire assieme ai tuoi gemiti di lussuria rabbiosa. Fiotti densi e copiosi e bianchi, sul tavolo di wengé scuro e legnoso e venoso.



Scende la quiete.
Il respiro si calma.
L'energia si placa.
Scivola la mia mano sulla tua schiena come se scivolasse sulla schiena di un amico che ha appena vomitato bile verde.
Scivola come una carezza, come se dicesse : “ E' finita....”
Rimetto mutandine e jeans.
Ti accasci addosso al frigo.
Con la mano raccolgo il tuo sperma sulla tavola e lo faccio colare sull'altra mia mano a conchiglia, sotto l'orlo del tavolo.
Raccolgo tutto.
Vado al lavandino, apro l'acqua e lo faccio scomparire nel tubo di scarico.
Sciacquo le mani.
Le asciugo.
Ti guardo.
Ti alzi i jeans assieme ai boxer.
Sei smunto.
Ti do la giacca.
Ti accompagno alla porta.
- Sei sempre stato un essere umano meraviglioso. Vedi di continuare ad esserlo. Un pezzo di negatività l'abbiamo buttato nello scarico. Tira fuori quello che rimane delle tue palle.
...non farti più vedere.......e buona fortuna.-

...ad entrambi.



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