mercoledì 23 maggio 2012

Mani





Leggiadre e ondulate come le ali di una Manta.















Delicate come il rosa di un'alba.
















Vorrei sentire l'alba dentro, che sorge dalla strana luce del mio abisso.
L'alba di una lunga notte fatta di giorni piovosi, alla finestra, in attesa.
In attesa dell'alba.
Delle tue dita delicate come il rosa dell'alba.

Solo con le mani.
Da solo.
Con le mie mani.
Sola con le tue.

Adagiàti su un manto blu di silenzio, ricoperti solo di pelle, avviluppàti dal buio.

Solo con le mani a distinguere il liscio dal ruvido, il morbido dal duro, l'asciutto dall'umido.

Solo col respiro a scaldare l'aria sospesa nell'aria.

Solo con gli occhi, vigili nel buio, a riconoscere davanti a noi l'ombra del collo che unisce mente e cuore.

Ascoltiamo i sospiri in mezzo ai respiri sciolti assieme al fruscìo delle mani nude sui nostri corpi nudi.

L'udito dei polpastrelli riconosce superfici lisce come il velluto o raggrinzite come il tronco di un albero o bagnate da una goccia di estasi sospesa.

La vista dei palmi ricopre, sfiorandola, superfici estese e calde.





Raccogliamoci solo con le mani.
Stilla dopo stilla.
Elastiche come giovani rami piegati dal vento del desiderio che soffia da sud.
Asciutte come sabbia sulle nostre schiene.
Umide e gocciolanti di vapore sulle nostre labbra.

Ti sposto.
Mi sposti.
Ci allontaniamo e lasciamo attendere ancora il velo di cannibalismo che cerca di ottenebrarci.

Un incontro di mani fuori dall'ordinario.
Mani che disegnano disegni.
Che accendono strisce di cellule al loro sfiorante passaggio. 
Peli che si ergono.
Brividi sommessi di corpo e di respiro.
Diaframmi che si gonfiano d'aria in sospiri gravidi di attesa e piacere.

Mani che comunicano con la mente attraverso la pelle.
Pelle che ascolta i desideri delle mani.

Mi avvicini.
Ti avvicino.
Le mani afferrano la carne, sprofondando in essa, per avvicinarci.





Tocchiamo con grazia l'aria densa e calda che esce dalle nostre bocche schiuse.
Carezziamo le labbra con le dita come se fossero anch'esse labbra.
Petto e torace a sfiorarsi e tremare.
Arti ad annodarsi in lisci ed elastici arabeschi di pelle e carne.






Non è tempo per reinsavire.
E' tempo di perdersi, abbandonarsi.
E' tempo di mani a farci sprofondare in argentee spire di intimità, vortici lenti ma risucchianti di avidità tattile.
E' tempo di goderci l'uno con l'altro fino a perdere i sensi, sfiancati da un continuo crescendo di eccitazione senza sbocchi.

Fuori dalla finestra chiusa, il mondo gocciola nera pece.
Dentro a questo buio galleggiante, goccioliamo insieme latteo piacere.....

...per me......
...per te.......
...per annacquare il nero pece attaccato alla finestra del “di fuori”.........




venerdì 11 maggio 2012

Una mail x caso........e tutto ricomincia.

Ma non è uguale, no.

Io non sono uguale.

Mi tornano addosso tutti i tuoi colori......

Ma ho deciso di stare alla finestra e godermi lo spettacolo da dentro casa, dentro di me.
Non metto nemmeno il naso fuori dalla porta.

- Ma a me piace tanto il tuo Viola.....
- Il mio Viola, quello che viene da dentro?
- Quello che si mischiava col rosso mio.....


Sto alla finestra.
Mi godo lo spettacolo.

Grazie comunque per essere stato il mio Caronte.

Grazie per questo :........








......per quello che c'è stato e per quello che c'è.........quello che ci sarà non è ancora scritto da nessuna parte.

Ali