Leggiadre
e ondulate come le ali di una Manta.
Delicate
come il rosa di un'alba.
Vorrei
sentire l'alba dentro, che sorge dalla strana luce del mio abisso.
L'alba
di una lunga notte fatta di giorni piovosi, alla finestra, in attesa.
In
attesa dell'alba.
Delle
tue dita delicate come il rosa dell'alba.
Solo
con le mani.
Da
solo.
Con
le mie mani.
Sola
con le tue.
Adagiàti
su un manto blu di silenzio, ricoperti solo di pelle, avviluppàti dal
buio.
Solo
con le mani a distinguere il liscio dal ruvido, il morbido dal duro,
l'asciutto dall'umido.
Solo
col respiro a scaldare l'aria sospesa nell'aria.
Solo
con gli occhi, vigili nel buio, a riconoscere davanti a noi l'ombra
del collo che unisce mente e cuore.
Ascoltiamo
i sospiri in mezzo ai respiri sciolti assieme al fruscìo delle mani
nude sui nostri corpi nudi.
L'udito
dei polpastrelli riconosce superfici lisce come il velluto o
raggrinzite come il tronco di un albero o bagnate da una goccia di
estasi sospesa.
La
vista dei palmi ricopre, sfiorandola, superfici estese e calde.
Raccogliamoci
solo con le mani.
Stilla
dopo stilla.
Elastiche
come giovani rami piegati dal vento del desiderio che soffia da sud.
Asciutte
come sabbia sulle nostre schiene.
Umide
e gocciolanti di vapore sulle nostre labbra.
Ti
sposto.
Mi
sposti.
Ci
allontaniamo e lasciamo attendere ancora il velo di cannibalismo che
cerca di ottenebrarci.
Un
incontro di mani fuori dall'ordinario.
Mani
che disegnano disegni.
Che
accendono strisce di cellule al loro sfiorante passaggio.
Peli che si
ergono.
Brividi
sommessi di corpo e di respiro.
Diaframmi
che si gonfiano d'aria in sospiri gravidi di attesa e piacere.
Mani
che comunicano con la mente attraverso la pelle.
Pelle
che ascolta i desideri delle mani.
Mi
avvicini.
Ti
avvicino.
Le
mani afferrano la carne, sprofondando in essa, per avvicinarci.
Tocchiamo
con grazia l'aria densa e calda che esce dalle nostre bocche schiuse.
Carezziamo
le labbra con le dita come se fossero anch'esse labbra.
Petto
e torace a sfiorarsi e tremare.
Arti
ad annodarsi in lisci ed elastici arabeschi di pelle e carne.
Non
è tempo per reinsavire.
E'
tempo di perdersi, abbandonarsi.
E'
tempo di mani a farci sprofondare in argentee spire di intimità,
vortici lenti ma risucchianti di avidità tattile.
E'
tempo di goderci l'uno con l'altro fino a perdere i sensi, sfiancati
da un continuo crescendo di eccitazione senza sbocchi.
Fuori
dalla finestra chiusa, il mondo gocciola nera pece.
Dentro
a questo buio galleggiante, goccioliamo insieme latteo piacere.....
…...per
me......
…...per
te.......
…...per
annacquare il nero pece attaccato alla finestra del “di
fuori”.........
Ma quanta poesia! Viene proprio voglia di metterti le mani addosso... nel senso buono :P
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